mercoledì 1 maggio 2013

Top of The Lake




Ci siamo innamorati di lei sul set de Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, abbiamo imparato a chiamarla Terra di Mezzo e a dipingerla nella nostra testa come un luogo tanto puro e incontaminato da poter esistere solo nei sogni: la Nuova Zelanda se ne sta lì ai confini del mondo in tutta la sua bellezza a ispirare le nostre fantasie, ma quando la fiaba si fa da parte per lasciar spazio al silenzio a scoprirsi è il cuore selvaggio di una terra nuova, pericolosa e indomita, pronta a risvegliare passioni dimenticate e istinti primordiali.

Dopo aver raccontato con delicatezza e poesia la nascita di un amore nel sottovalutatissimo Bright Star, Jane Campion è tornata a casa a riabbracciare l'atmosfera umida e pur sanguigna che aveva fatto vibrare sulla tastiera le dita di Ada in Lezioni di Piano: realizzata in 7 episodi con la collaborazione del regista e sceneggiatore australiano Gerald Lee, Top of The Lake è stata la prima serie ad essere mai presentata nella sua interezza al Sundance Film Festival e ha registrato alla messa in onda su Sundance Channel un buon successo di pubblico e critica, ma addentrandosi nella visione l'impressione è che nonostante la qualità del prodotto le increspature sullo specchio d'acqua del lago di Lake Top siano tali da rendere il riflesso  della serie inevitabilmente imperfetto.


Coi modi di un Thriller scandinavo e in linea con il classico schema del giallo alla whodunit riportato in vita da The Killing e dal più recente Broadchurch, Top of The Lake inizia proprio con un omicidio e con la scomparsa di Tui Mitcham, una ragazzina dodicenne e incinta, allontanatasi da casa per sfuggire all'affetto morboso del padre e alle conseguenze della sua condizione. Mentre conosciamo la detective Robin Griffin, arrivata dritta da Sidney portando con sé il ricordo di un trauma devastante, il vero disegno di Top of The Lake inizia a palesarsi: ad interessare davvero la Campion non è la soluzione del mistero, piuttosto accessibile in verità per chi abbia un po' di dimestichezza con le regole del genere, quanto il destino di donne sole messe alla prova e spinte allo stremo dal dolore, lasciate a fare i conti con sé stesse e coi provi fantasmi, ma pronte a riprendersi con le unghie e con i denti la scorza di un mondo ruvido che le vorrebbe ancora sottomesse e piegate al capriccio e alla volontà dell'uomo; nel mezzo del vortice lo spettro dell'innocenza violata dall'abuso grida forte tutta la sua ira con taglio forte e senza peli sulla lingua dall'inizio alla fine della storia, passando per le ipocrisie della piccola cittadina di Laketop dove tutti conoscono tutti ma fanno finta di non vedere e proseguendo fino alla profondità della foresta, madre oscura sempre pronta ad accogliere le anime in fuga.

Immersi totalmente fra le fronde degli alberi o nelle acque fredde di un lago nato per lavar via ogni macchia del passato veniamo disorientati dai magnifici scenari che ci vengono mostrati, ma non abbastanza da dimenticare che c'è qualcosa che non va: 7 episodi sembrano davvero troppi per un arco narrativo che usa l’estrema dilatazione temporale per indulgere in parentesi mal gestite come quella riguardante la colorita comune tutta al femminile guidata dalla guru C.J.  ( un benvenuto ma poco ispirato ritorno di Holly Hunter), spesso protagonista di momenti di involontaria ilarità.
Anche la figura della tormentata Detective Robin avrebbe potuto essere limata con maggiore accortezza: Elisabeth Moss lavora al meglio sulla sofferenza della ragazza regalandoci una performance di grande intensità, ma per quanto necessarie ad esprimere il nuovo contatto fisico ed emotivo che Robin instaura con lo spirito di quei luoghi sconosciuti e irresistibili, le scene di sesso che la vedono protagonista finiscono per sembrare decisamente troppe; interessante invece è vedere David Wenham, storico interprete di Faramir nella trilogia de Il Signore degli Anelli, alle prese con un personaggio indecifrabile e inquietantissimo come quello del poliziotto Al Parker.

Favorendo una maggiore concentrazione degli eventi il mezzo cinematografico sarebbe stato forse più congeniale ad un soggetto come Top of The Lake, ma il senso di vuoto che si respira alla fine di ogni episodio fa comunque il suo lavoro facendoci sentire piccoli, indifesi e spezzati dinanzi a una natura maestosa e brutale.

6 commenti:

  1. l'ho abbandonato dopo le prime due noiosissime puntate.
    mi pare di non essermi perso niente di che... :D

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    1. beh vale senza dubbio per il Viaggio in Nuova Zelanda ;) però per me ha tempi troppo stiracchiati come serie tv, anche secondo il parametro della classica lentezza " scandinava" con la quale in passato sono andata molto d'accordo. E poi ci sono dei momenti grotteschi che spero sul serio siamo usciti fuori involontariamente perchè non mi sembrano proprio nello stile di Jane!( o magari sono colpa del suo "vice" Gerald Lee, chissà)

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  2. Anche io ho ceduto alla noia e alla depressione e l'ho abbandonato subito ... decisamente meglio Broadchurch.

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    1. Broadchurch ancora mi manca ma ne ho sentito parlare molto bene, spero di poterlo presto recuperare!
      Come vanno i preparativi per la grande missione "Into Darkness"?

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    2. Hehehe... vanno alla grande, mancano 10 giorni e ormai si contano le ore!!! Per rendere più completa l'esperienza andiamo a vederlo anche in IMAX *_*
      Pensa Cumberbatch su uno schermo 20 metri per 26 e con un audio da paura!!!

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    3. mamma saura...non credo che riuscirei a sopravvivere è una combinazione letale!*_*

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