lunedì 23 ottobre 2017

A Ghost Story




Ci piace pensare che le storie di fantasmi debbano essere sempre creepy e spaventose, di quelle che ti fanno saltare in aria davanti allo schermo quando un amico ti pizzica scherzosamente o che non ti fanno dormire la notte, facendoti sussultare al primo crepitio quando vedi gli armadi dischiudersi con fare sinistro e gli oggetti sembrano finire a terra senza un perché, come se la gravità si accanisse su di loro per il mero piacere di farvi arrabbiare.

Difficilmente nel brivido del momento troviamo però il tempo e la voglia di soffermarci davvero su quali storie si nascondano sotto il lenzuolo bianco o fra le maglie delle catene di questi spiriti inquietanti e incaponiti, soli con sé stessi e il proprio abisso senza che nessuno possa vederli né sentirli se non per fuggire via in preda allo sconcerto e al terrore, un'eternità di silenzio da affrontare fra quelle mura che un tempo raccoglievano felicità, discussioni e briciole di una vita intera e che adesso sono solo lo scheletro di ciò che è stato, l'ultima rocca a cui aggrapparsi per non sparire del tutto dal ricordo di chi li ha amati tanto ma non può fare a meno di andare avanti.

A Ghost Story è un film piccolo girato quasi del tutto in una stanza, con la camera puntata su quella cucina/sala da pranzo dove la quotidianità fa il suo giro giorno dopo giorno nella buona e nella cattiva sorte, che si prende una bella dose di rischio nell'usare due attori di calibro come Rooney Mara e Casey Affleck giusto per una manciata di scene prima di annullarli nel flusso atemporale degli eventi (sotto al lenzuolo del marito defunto potrebbe esserci chiunque), semplici archetipi che non hanno neppure bisogno di un nome completo per raccontarci la loro storia: la storia di una partita con la morte persa in partenza eppure vinta con l'amore, l'unica ragione per cui continuiamo ad alzarci la mattina pur consapevoli che i figli dei nostri figli affronteranno lo stesso identico percorso di inizio e fine di ogni cosa, l'unico modo per combattere la paura del nulla quando spegniamo la luce a tarda notte e affidiamo i nostri sogni al buio, sperando che la nostra memoria non si sbricioli nel tempo senza che rimanga più nulla di ciò che abbiamo avuto.

A Ghost Story sta tutto lì, nel racconto di una vita che è finita e che nei suoi lunghi silenzi si ingozza di torte mangiate controvoglia con le lacrime e si strazia di malinconia e solitudine, ma che si ritrova senza faccende in sospeso una volta compreso che anche se per poco e a dispetto di un destino bastardo vale sempre la pena di esistere: eccolo il lascito dell'affetto che doniamo agli altri e che loro prima o poi loro si porteranno via, nelle briciole che gli lasciamo nel cuore e che ci permetteranno di vivere altre vite che non vedremo, nascoste in una canzone o nel passaggio di un libro che raccontava di noi e delle piccole cose che ci rendevano felici, o in un pezzo di carta incastrato in una crepa nel muro della casa che ci ha protetto dai pericoli del mondo finchè ha potuto, abbastanza da permetterci di abbandonare il lenzuolo e affrontare finalmente l'ignoto.


2 commenti:

  1. Quanto ho amato questo film! Ho ancora i brividi, e per fortuna, non di terrore.

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  2. Bellissimo, mi ha colpita e turbata davvero molto.

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