venerdì 6 aprile 2018

Mary Magdalene




Quando cresci in Italia ci fai l'abitudine, più che altrove: i film a sfondo religioso te li somministrano sempre, a scuola o al catechismo, nelle giornate di festa che naturalmente li richiamano, perché le immagini facciano la loro parte nel dare corpo a una fede trasparente che i più fortunati riescono a preservare nonostante le domande bussino sempre alla porta, impertinenti.
Un pentolone ingombro e curioso dove puoi trovare fiction anni 90' e grandi produzioni d'autore, il classicismo dorato e la pompa magna della vecchia Hollywood, profanazioni pop e scandalosi spunti da best seller agitati e mescolati a quel po' di anarchia che la santità richiede in tutta la sua anomalia; questa volta, a risorgere nel racconto cinematografico è la bistrattata ma sempre ben monetizzata figura di Maria Maddalena, riabilitata pienamente da Papa Francesco solo nel 2016 e ora assolta anche dal grande  schermo grazie al film diretto da Garth Davis con protagonista Rooney Mara.


Con tale nobile consapevolezza, Mary Magdalene (Maria Maddalena) lavora sempre dalla parte della sua eroina, disegnando il ritratto di una giovane prigioniera di un tempo che vuole la donna proprietà prima del padre e poi del marito, a cui si impedisce di recarsi in Sinagoga per pregare Dio in solitudine e senza permesso, considerata posseduta dal demonio per aver osato ribellarsi alla volontà della famiglia: la luce arriva, nella forma carismatica del Cristo di Joaquin Phoenix, per condurre Maria ad una vita itinerante che le impone di rinunciare ad ogni cosa, donandole così la libertà d' azione e di spirito tanto agognata.

Una rilancio in chiave moderna e femminista col quale si empatizza facilmente ma che inciampa nella sua stessa purezza d'intenti: aver pagato di essere conosciuta come una prostituta redenta era forse già abbastanza, ma una figura più sfumata avrebbe di certo aiutato a rendere il suo cuore più sentito e più vero. 
Contro le originali aspettative, ad essere più interessante rimane il percorso delle controparti maschili: Pietro invidioso e impaziente di imporre la propria guida e la propria visione, Cristo consapevole di doversi scontrare con un mondo sordo e che ben conosce la rabbia e la frustrazione, fino al più sorprendente di tutti, un Giuda dalla devozione assoluta e pur distrutto dal bisogno di vedere realizzarsi la promessa di salvezza celeste ripetutamente rinnovata dal suo Maestro; nessun santino, nessun malvagio preso fra le grinfie di Satana, solo uomini che lottano contro la propria fragilità e umanità, in alcuni casi fallendo miseramente.

Pur senza macchia e turbamento, Maria affascina e ci fa innamorare della sua dolcezza quanto della freschezza della sua determinazione, ben incarnate dalla luminosa e leggera presenza di Rooney Mara: attraverso i suoi occhi presenti e testimoni scorgiamo le embrionali manifestazioni di un primo cristianesimo di anarchia e insubordinazione, ma già in grado di raccogliere l'atavico desiderio di salvezza dell'uomo facile a trasformarsi nel morboso bisogno di afferrare e divorare il mistero di ciò che non conosciamo.
Un Dio imperscrutabile ma che senza dubbio abita il film di Garth Davis, nel sole che filtra attraverso le reti da pesca e la pace delle acque, nel silenzio e nella calura della terra che il Trapanese porta con sè ispirando una viandanza senza tempo, ma anche nelle musiche essenziali e scroscianti di Jóhann Jóhannsson, recentemente scomparso.



5 commenti:

  1. Ispirata più dal duo di protagonisti bravissimi che dal tema, più dalle lacrime del furbetto ma riuscito Lion che dal resto, lo recuperò sicuramente. :)

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    1. Lion lo devo ancora recuperare, sono curiosa :) il film offre spunti molto interessanti e inediti, è comunque una bella visione anche guardandolo con occhi disinteressati al tema ;)

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  2. Pur crescendo in Italia, dalle pellicole religiose sono riuscito (quasi) sempre a tenermi lontano. Non so bene come ce l'abbia fatta.

    Questa tutto sommato mi attira abbastanza, almeno per il genere. Sarà per Roooney & Joaquin & pure per Jóhann.

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  3. Sei un survivor! Il film merita e offre chiavi di lettura inedite rispetto al bagaglio che ci portiamo più o meno tristemente dietro... avrebbe potuto osare ancora di più, ma resta comunque un lavoro molto interessante. Rooney, Joaquin e Johann sono tutti al top :)

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